Un inganno di troppo: Il troppo stroppia (quasi) sempre

Un inganno di troppo
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Un inganno di troppo è una miniserie thriller frutto della collaborazione tra Netflix e lo scrittore di gialli statunitense Harlan Coben. Non è il primo romanzo dell’autore trasposto sul piccolo schermo dalla casa di produzione, e non sarà l’ultimo visto che, grazie al suo successo, sono stati commissionati almeno altri due adattamenti. Ma questo successo è così meritato?

Trama e Sceneggiatura:

Maya è una donna che sta affrontando il lutto per la morte del marito Joe, ucciso davanti ai suoi occhi con dei colpi di pistola. Nel frattempo deve cercare di far pesare la situazione nel modo meno traumatico possibile alla loro bambina, nonostante la sua vita abbia ritmi frenetici tra il lavoro (è un’ex ufficiale dell’esercito che ora addestra piloti di elicottero), la bimba appunto e l’ingombrante famiglia del marito. I colpi di scena non mancano, anzi si susseguono con un ritmo forsennato e forse sono addirittura eccessivi. La trama infatti non è sicuramente plausibile, così come i dialoghi e i personaggi che risultano spesso stereotipati. Se si riesce a mettere da parte questi dettagli però, anzi soprattutto alla luce di questi, non si può non elogiare la sceneggiatura, dato che la visione risulta tutto sommato gradevole, la suspance è garantita e ci si chiede di volta in volta dove l’autore vuole andare a parare.

Regia e Aspetti Tecnici

Non siamo sicuramente di fronte a un capolavoro. Detto dei dialoghi e dei personaggi, anche la regia non impressiona per originalità, così come la fotografia risulta piatta: non c’è alcuna ricerca di realismo, con la protagonista sempre impeccabile nel trucco e nell’acconciatura, anche dopo scene di lotta o di inseguimenti. L’unico cambio di stile viene utilizzato nei numerosi flashback, ma è limitato all’utilizzo di immagini sfocate e suoni ovattati: anche in questo caso nulla di nuovo o inaspettato.

Interpretazioni

Nessuno degli attori si è dovuto sforzare particolarmente, perché i ruoli sono tutti conformi ai cliché presenti in un racconto del genere: l’ex militare forte e risoluta ma che ama la figlia, il poliziotto dal passato difficile, la suocera ricca e senza scrupoli, l’amico del defunto presente e premuroso. La protagonista Maya, interpretata da Michelle Keegan, non brilla per espressività e punta tutto sull’indiscutibile bellezza e un make up perennemente impeccabile. I personaggi secondari sono numerosi, ma non è difficile tenere il filo degli eventi.

Un inganno di troppo

Considerazioni finali

Per gli amanti dei thriller è sicuramente una scelta interessante, che non annoia e si presta facilmente al binge watching. Gli 8 episodi scorrono e sono ben scritti, dal punto di vista della sceneggiatura e dell’intrattenimento.  Tuttavia, la storia è poco plausibile e forzata, le interpretazioni e gli aspetti tecnici non sono all’altezza di una produzione di alto livello. Di “troppo” non c’è solo l’inganno, ma anche il “già visto”, e stavolta non “stroppia” solo per l’abilità dello sceneggiatore nell’incastrare gli eventi nella maniera più accattivante possibile.

Punti di forza

  • Ritmo elevato
  • Numerosi colpi di scena
  • Buona sceneggiatura
  • Finale centrato

Punti deboli

  • Regia e aspetti tecnici scarsi
  • Interpretazioni piatte
  • Personaggi stereotipati
  • Dialoghi surreali

Voto: 6/10

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